LAVORARE



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SOMMARIO:
  • Ricordi e impressioni personali
  • Un po' di storia
  • Ex Vigorelli
  • Ex Cantieri Spada 
  • Ex Montecatini e Dogana
  • Ex Metallizzazione Italiana
  • Ex Officina Einstein
  • Ex area SNIA
  • Breve cronologia delle lavorazioni e dei passaggi di proprietà

RICORDI E IMPRESSIONI  PERSONALI

Non sapevo niente della Snia! Se non che di tanto in tanto, con certe condizioni climatiche, si diffondeva a Pavia uno sgradevole odore proveniente da est e dicevano: ”è la Snia”. Che cosa è la Snia? Una fabbrica sulla strada per Cremona.
Ricordo che quando ero piccola a volte passava sotto le finestre di casa mia una signora che lavorava alla SNIA avvolta in una stola di pelliccia. Avere qualcosa di pelliccia era un sogno per mia nonna che la guardava  con una certa invidia e diceva “ Te vedi ela la lavora ala Snia, i operai i ga la peliccia, el me fiol chel xe professor nol pol”. Ah, la cultura! contrapposta alla sicurezza della fabbrica.
Lavorare alla Snia appariva un privilegio, una cosa invidiabile, perché dava un senso di sicurezza, dava la mensa, la casa, l'asilo per i bambini, tutte cose che per molti erano una chimera; chi vi lavorava invece si lamentava di quanto fossero pesanti il lavoro, l'aria da respirare e le regole da rispettare.
L’architettura dei primi edifici della fabbrica coniugava la funzionalità con il senso estetico che a quei tempi si traduceva nel richiamare con la decorazione, i profili e i colori delle costruzioni romaniche, intonaco e mattone, dentelli, archetti, modanature e nelle palazzine, archi, bifore e colonnine. Ricordo che fosse bello l’aspetto degli edifici che spuntavano oltre il muro di cinta e in particolare mi impressionavano le ciminiere di mattoni, alte, snelle, resistenti al vento, al calore dei fumi, vere opere d’arte. E oggi che non ci sono più, penso alla perizia di chi le ha materialmente costruite, alle mani che hanno messo corso di mattoni su corso, perfettamente impilati degradando, lungo un asse ideale senza gli strumenti di misura di cui oggi siamo in possesso.

Quando portavo i calzoni corti

Da ragazzo abitavo a circa trecento metri dalla chiesa di Santa Maria delle Grazie, più nota come Santa Teresa, da cui il rione prese il nome, nel tratto di via che portava alla Snia Viscosa, via che allora si chiamava Montegrappa  (oggi Viale Partigiani). Ho sempre quindi convissuto con la Snia, sebbene nessuno della mia famiglia vi lavorasse. La Snia, come semplicemente e quasi familiarmente veniva chiamata, dettava i tempi all'intero rione con il suono della sua sirena  (detta in gergo locale "corna"): segnava l'inizio della giornata lavorativa cosi come alla sera, alle cinque pomeridiane in punto, ne segnalava la fine. Dal cancello del mio cortile vedevo la moltitudine di  uomini e donne muoversi animatamente, il mattino in silenzio, verso la fabbrica e la sera, in un grande vociare, verso casa, come fosse il flusso e il riflusso dell'onda del mare. La maggior parte di essa andava a piedi, abitando in quei palazzoni dipinti di giallo che la Snia aveva costruito per loro, oltre la chiesa. Mi ricordo che era tanta la gente che vedevo passare! Chi arrivava in bicicletta poteva usufruire di un negozio (proprio sotto casa mia) adibito a deposito-bici. Era gestito da una signora da tutti conosciuta come "la ciclista" o "la barbìsa", sempre vestita in modo trasandato e che conduceva una vita assai grama, sebbene portasse un cognome molto noto e importante di Pavia. Oltre alle lamentele degli operai per le loro condizioni di lavoro   mi ricordo anche quelle dei residenti nella zona  per le spesso ricorrenti puzze che provenivano dalla Snia che, oltre a rendere malsana l'aria, causava non pochi inconvenienti: un esempio, seppur banale, era il continuo ossidarsi dei pomelli di ottone della mia porta d'ingresso che mia madre, quasi ogni giorno, si ostinava a rilucidare. Un'altra curiosità: lungo Via Dossi, dove era situata l'entrata allo stabilimento, scorreva un fosso dalle sponde erbose declinanti verso l'acqua, che era pulita e in cui c'erano i  pesci e noi ragazzini facevamo il bagno. Era chiamato dalla gente "Foss del lunedì" perchè di lunedi le donne della zona usavano andarci a lavare i panni. Ora non ci sono più nè acque limpide nè sponde erbose; tutto è stato cementificato e in gran parte coperto. Proseguendo per Via Montefiascone, costeggiando il muro di cinta della Snia per una stradina allora non asfaltata, si arrivava in campagna. Iniziava con i prati a marcita, poi si arrivava ad alcune lanche ricche di pescigatto e oltre ancora c'era il bosco.  Qui si poteva  ascoltare il verso degli uccelli, come quello caratteristico del cuculo o il picchiettio ritmico del picchio e  cogliere mazzi di mughetti per le nostre mamme.  Anche di tutto questo non è rimasto che il ricordo, purtroppo.



UN PO' DI STORIA

Negli anni tra le due guerre e nei primi decenni del secondo dopoguerra, Pavia era una città ad alto tasso industriale. A ridosso del nucleo urbano si erano insediate numerose industrie di notevole importanza, attratte dalla facile accessibilità, dalla possibilità di usufruire di abbondante manodopera, dalla presenza di corsi d’acqua per le lavorazioni e lo smaltimento dei rifiuti. L’innovazione tecnologica, l’attività inquinante, la collocazione non più periferica rispetto al tessuto urbano, una politica non favorevole, hanno in seguito determinato l’abbandono delle attività industriali liberando vaste aree che essendo diventate semicentrali hanno acquistato nuove potenzialità, la possibilità  cioè di svolgere un nuovo ruolo nello scenario urbano. L’alto tasso di inquinamento delle aree dismesse e la necessità di risanarle, le difficoltà di progettare un recupero/riqualificazione/riuso convincente e a largo respiro, la complessità delle normative e delle procedure, hanno fatto sì che a Pavia alcune delle aree siano rimaste a lungo inutilizzate.

EX VIGORELLI

Fabbrica macchine da cucire Vigorelli (Collezione Chiolini fototeca Comune di Pavia)
Importante azienda che produceva macchine per cucire. Sorse nel 1933 per iniziativa  di Arnaldo Vigorelli e impiegava numerosa maestranza. Dopo il periodo bellico ebbe un buon sviluppo ma, con la de-industrializzazione di Pavia negli anni '70 la ditta entrò in crisi: produsse prima strumenti per la Borletti di Pesaro ed infine cessò del tutto l'attività. L'area è attualmente utilizzata da piccoli artigiani, come rimessa dei mezzi della Croce Rossa  e da un grande negozio di abbigliamento.

EX CANTIERI SPADA 
Ex Cantieri Spada (collezione privata)

Ancora negli anni successivi al secondo conflitto mondiale i Cantieri costruivano battelli e grossi barconi per il trasporto  di sabbia e ghiaia estratti dal Ticino verso il milanese, richiesti dall'industria edilizia in quegli anni in pieno boom.
Ex scivolo per varo (collezione privat
Venivano varati alla confluenza del Naviglio con il Ticino, dove ancora oggi si può vedere quello che rimane dell'apposita struttura.










I Cantieri Spada non esistono più  ma il nome è rimasto ad indicare il complesso immobiliare oggi utilizzato prevalentemente come abitazioni private

EX MONTECATINI  e  DOGANA

La Montecatini e la Dogana sono stati edificati nel secondo dopoguerra in tempi diversi su parte dei terreni della Cascina Lughetto e sono entrambi raggiungibili da Via Donegani, dietro il Cimitero San Giovannino.
Ex area Montecatini (collezione privata)
La Montecatini operava nel sottore chimico (fertilizzanti azotati) fino al 1970 quando, dopo una serie di acquisizioni, incorporazioni e fusioni  di società del settore  divenne Montedison. La produzione venne quindi trasferita altrove e l'area gradatamente dismessa. Da alcuni anni questa area viene utilizzata dalla società ASM Pavia - Line Spa per i propri uffici e per il rimessaggio degli autobus.

ps: quand'ero ragazzino c'era una strada, assolata e polverosa, che portava alla Villa Serafina. Sul suo lato sinistro si allineavano piante di gelsi che producevano una grande quantità di more (i  "muròn") che erano la gioia mia e dei   miei  amici.   

Ex area dogana (collezione privata)
 L'area Dogana esiste tuttora, come il vicino complesso ...C+C (Cash and Carry), ma nei prossimi anni ne è prevista la trasformazione con la costruzione di una nuova scuola media inferiore, dotata di strutture sportive e ricreative anche esterne utilizzabili che potranno essere utilizzate, al di fuori degli orari scolastici, anche dai  cittadini






EX METALLIZZAZIONE ITALIANA

La Metallizzazione Italiana produceva grosse attrezzature industriali. Per il trasporto dei manufatti spesso era indispensabile l'utilizzo di particolari automezzi con la scorta di agenti della Polizia Stradale. Cessò l'attività negli anni sessanta. Ora l'area è occupata in parte dalla Mondialpol e in parte da capannoni di piccoli artigiani e da negozi

EX OFFICINA EINSTEIN

Officine Einstein-Garrone (Collezione Chiolini fototeca Comune di Pavia)
L'Officina Einstein venne fondata nel 1885 dal fratello di Albert, Hermann, in società con l'ingeniere pavese Garrone per produrre impianti elettrici industriali per una centrale elettrica per la città di Pavia.
La fabbrica impiegava 80 operai e, trovandosi lungo il naviglio, poteva sfruttare il salto d'acqua della vicina chiusa per ricavare l'energia necessaria.

Nel 1896 Einstein perse l'incarico del comune di Pavia e la ditta fallì..

Casa Einstein ristrutturata (collezione privata)
Utilizzata successivamente come magazzino dell'Enel, è stata recentemente ristrutturata e i locali trasformati in moderni uffici.









La Snia e il gamba de legn (Collezione Chiolini fototeca Comune di Pavia)
In questa area, collocata lungo la direttrice stradale e ferroviaria per Cremona, è sorta nel 1905 una fabbrica per la lavorazione e tintura della fibra di seta artificiale. Inizialmente era costituita da una serie di sheds, da tre fabbricati a due piani per gli uffici e per l'abitazione del capofabbrica, e dai serbatoi dell'acqua e dell'alcool.


Da calendario Avis gennaio 2000




Sala di aspatura Snia Viscosa (Collezione Chiolini fototeca Comune di Pavia)





Vecchi capannoni Snia (collezione privata)
Negli anni a seguire sono stati costruiti a più riprese nuovi capannoni fino ad occupare un'area di 170.000 mq., ma in anni più recenti, alterne vicende hanno determinato il declino con la riduzione delle attività produttive, la cessione degli edifici abitativi, fino alla chiusura definitiva avvenuta nel 1982.






Case Snia ristrutturate (collezione privata)


L'intero complesso non ha ancora avuto una nuova destinazione, soprattutto per l’opposizione delle varie proprietà che si sono succedute ai numerosi progetti presentati. Essendo oramai abbandonato da 28 anni è stato occupato a più riprese da vari gruppi di migranti clandestini, diventando un ghetto indegno di un paese civile. Solo recentemente l'area è stata liberata dagli edifici fatiscenti e dai clandestini, ma non risanata da un inquinamento profondo del suolo e il degrado totale delle strutture rimaste, ad eccezione di due edifici restaurati e riutilizzati, impediscono qualsiasi recupero imminente.


BREVE CRONOLOGIA DELLE LAVORAZIONI E DEI PASSAGGI DI PROPRIETA’

La prima costruzione della fabbrica risale al 1905 su progetto dell’arch. Prof. Barani per un committente non reperibile.
Nel 1912 lo stabilimento viene rilevato dalla soc. Cines Seta, nominata in seguito “Viscosa Pavia”
Nel 1920 la soc. torinese SNIA, Società di Navigazione Italo-Americana, fondata nel 1917, interessata alla produzione delle fibre tessili sintetiche, dopo aver modificato la propria ragione sociale in Società di Navigazione Industria e Commercio, rileva lo stabilimento di Pavia e con la costruzione di nuovi corpi di fabbrica su progetto dell' ing. Luigi Morandotti dà nuovo impulso alle attività produttive.
Tra il 1921 e il 1922 la Società modifica nuovamente la sua denominazione in quella attuale SNIA VISCOSA (Soc. Naz. Industria Applicazioni Viscosa) estendendosi verso sud e realizzando uno dei più potenti complessi industriali commerciali e finanziari del paese. Nel 1925 acquista nuovi terreni per costruire un quartiere di case per gli operai, di villette per gli impiegati e alloggi per le operaie che venivano da fuori città, dotando anche il complesso di alcuni servizi comuni, mensa, lavatoio, asilo, sull'esempio delle realizzazioni urbanistiche realizzate all'estero.
Negli anni seguenti,1929-32, la situazione economica generale e le speculazioni errate del presidente della Società Riccardo Gulino determinano una crisi nello sviluppo della fabbrica , ma la  SNIA si riprende negli anni successivi grazie all’azione del presidente sen. Borletti e del suo collaboratore Franco Marinotti che, grande esperto nel campo tessile, divenuto Presidente, promuoverà la ricerca di nuove fibre.
Nascono così numerosi nuovi prodotti derivati dalla lavorazione della caseina, della cellulosa e del poliestere quali ad esempio il Lanital, la Merinova, il Rayoncord, il Fiocco, il Koplon, il Lilion, il Veliche, l’Acetato ed altre. Nuovamente si rene necessaria la costruzione di nuovi capannoni realizzati su progetto dell'Ing. Majroni d?Artignano e il prolungamento fino a San Pietro della Linea Tranviaria.
Nel 1935 la SNIA ottiene il brevetto ed il primato per la lavorazione della cellulosa e nel primo dopoguerra raggiunge la massima espansione produttiva impiegando 2000 operai.
Negli anni 70 inizia per l’azienda un lento declino che porta nel 1979 alla riduzione della produzione e alla vendita delle proprietà fino alla chiusura definitiva nel 1982.
Inizia così un lento inesorabile declino di tutte le strutture, capannoni a shed divisi in vari reparti, magazzini, centralina elettrica, palazzine per uffici e servizi vari, fino alla situazione odierna di totale degrado.

Notizie storiche sono tratte dal sito web dell'Università di Pavia